Una straordinaria primavera dedicata alla macrofotografia e al close-up - FP Nature and Landscape Photography

FELICE PLACENTI
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Una straordinaria primavera

dedicata alla macro e al close-up



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Ho quarantasette anni, pochi per alcuni, tanti per altri, sufficienti secondo me per capire tante cose, eppure non riesco ancora a capacitarmi di come l'uomo possa continuare a offendere il pianeta su cui vive.

In questo momento, mentre scrivo la bozza di questo articolo, mi trovo seduto su una roccia basaltica, una lava a cuscino, per l'esattezza, sotto una coltre di chiome di pini e cipressi, circondato da piccole querce, da erbette e fiori, anche qualche orchidea, in un'aria pura nella quale vedo svolazzare migliaia di semi e sento ronzare una folta schiera di insetti. Mi fa compagnia una moltitudine di uccelli i cui richiami echeggiano per tutto il bosco, fin giù nella valle che si spalanca poco lontano da questo mio studiolo improvvisato.
Difficile spiegare le sensazioni che si provano in momenti come questi. Provarci significherebbe ridurle ad una sterile carrellata di aggettivi e, forse, anche banali e inutili spiegazioni! L'unica sensazione che voglio spiegarvi è questa: mi pare che tutte le piante, gli alberi, gli insetti, i ragni e ogni altra creatura che popola questo bosco siano affaccendate a costruirsi un futuro attraverso la propria progenie. E per riuscirci si stanno dando da fare con tutte le forze. Chissà se sono consapevoli del fatto che finché riusciranno a costruire il loro futuro, anche all'umanità sarà garantito un futuro! A qualche chilometro di distanza, invece, altre creature, molto meno aggraziate, sono indaffarate a distruggere, in un modo o in un altro, consapevolmente o meno, il futuro di tutti. Il futuro dell'intero pianeta!


primavera iblea
Primavera sull'altopiano ibleo.
Obiettivo Canon EF 24-105 mm f/4 L IS USM.
65 mm - f/9.5 - 1/30 sec. - 100 ISO.


 
Fortunatamente quest'aria fresca e balsamica induce anche e soprattutto a pensieri positivi. E c'è ancora da godere di questa straordinaria primavera che mi ha estasiato, inebriato, quasi sconvolto, con i suoi colori e i suoi profumi, con il cinguettio degli uccelli e il ronzio delle api, il gracidio delle rane e il dolce sussurro delle foglie mosse dal vento.
Tra passeggiate di gruppo e solitarie escursioni ho percorso chilometri respirando a pieni polmoni quest'atmosfera magica, aleggiante sui prati fioriti e nel fresco sottobosco, dove ancora qualche lieve ruscelletto continua a scorrere... e non vi è suono più dolce della musica prodotta dall'acqua che segue il suo corso!

 
La mia avventura nel mondo della fotografia ha avuto inizio trentatre anni fa, quando, ancora quattordicenne e appassionato di astronomia, decisi di dedicarmi alla fotografia astronomica. Con i soldi messi da parte comprai una Canon AT-1, una reflex degli anni '70, interamente manuale e con pochissime funzioni! Il telescopio a cui collegarla c'era già.
Il resto è storia comune: mettete una macchina fotografica nelle mani di un ragazzo appassionato di natura e il gioco è fatto! Presto alle fotografie degli astri si aggiunsero quelle di paesaggi, piante, alberi, rocce e quant'altro potesse incuriosire il cuore di un naturalista in erba. Poi l'università, il lavoro, il matrimonio, ma sempre la fotografia a regalarmi emozioni

 
Oggi, dopo vent'anni di onorata professione ho deciso di dismettere i panni dell'ingegnere per dedicarmi anima e corpo alla fotografia di paesaggio e di natura. E mi sento rinato: dopo tante primavere sto scoprendo solo ora il vero senso di questa stagione. Si, perché a volte c'è bisogno di tempo libero e serenità per capire fino in fondo!

primavera iblea
Prato al tramonto, controluce.
Obiettivo Canon EF 200 mm f/2.8 L II USM.200 mm.
f/2.8 - 1/1000 sec. - 100 ISO.


La Canon AT-1 non mi accompagna più nelle escursioni, ha ceduto il posto a un apparecchio ben più sofisticato! Eppure tre dei vecchi obiettivi, rigorosamente manuali, continuano a seguirmi. Sono riuscito a dare una nuova vita anche ad essi. Due li utilizzo per macro e close-up:  un Canon FD 50 mm f/1.8 e un Canon FD 135 mm f/3.5.
Per abbinarli alla reflex che utilizzo attualmente (una Canon EOS 5D Mark II) faccio ricorso ad uno specifico anello adattatore col quale, però, perdo la messa a fuoco all'infinito! Poco importa per l'uso che ne devo fare.
Crescendo ho iniziato a pensare sempre più che la Fotografia naturalistica e paesaggistica sia, prima ancora che tecnica e attrezzature, un connubio di sensazioni ed emozioni. Adesso questo connubio rappresenta il fulcro stesso del mio modo di fare fotografia: percepire sensazioni e raccogliere le emozioni che la natura mi trasmette, per poi sublimarle in un fotogramma. Allo scatto ci arrivi piano, prima con il cuore e alla fine con l'attrezzatura di cui disponi e con la tecnica che conosci. Ed è chiaro che la tecnica la devi conoscere, così come è altrettanto chiaro che devi conoscere l'attrezzatura che usi, in quanto devi sapere cosa aspettarti da essa in ogni situazione! Di questo approccio ne ho fatto il mio stile personale.

Non seguo le mode! Le mode vorrebbero che cambiassi apparecchio fotografico periodicamente, all'inseguimento frenetico del maggior numero di punti di messa a fuoco o del maggior numero di scatti a raffica. Molte riviste di fotografia hanno smesso da tempo di parlare di Fotografia. Parlano di nuove reflex, di nuove mirrorless, seguono le mode, forse le impongono, consapevolmente o meno.
Pensate che io la mia attuale reflex ce l'ho dal 2012! E' la versione Mark II della EOS 5D e siamo già alla versione Mark IV! La mia Mark II ha preso acqua piovana, salsedine marina, polvere, urti, caldo e freddo, ma è ancora al mio fianco.

La stessa considerazione, circa le mode, la posso fare per gli obiettivi. Il mio corredo si compone di sei ottiche:

1. Samyang 14 mm f2.8 ED AS IF UMC
2. Canon EF 24-105 mm f/4 L IS USM
3. Canon EF 200 mm f/2.8 L II USM
4. Canon FD 50 mm f/1.8
5. Canon FD 135 mm f/3.5
6. Zenit MC 3M-5CA 500 mm f/8

Il Samyang lo uso solo per i paesaggi. Si tratta di un'ottica ben conosciuta dai paesaggisti. Completamente manuale, solida e robusta. Un ottimo obiettivo, che fornisce immagini ben contrastate e dai colori accesi. Molti amici inorridiscono quando dico loro che la messa a fuoco è manuale e che non dispone dello stabilizzatore! Ma, riflettiamo! I paesaggi non scappano, e anche quando uso i Canon EF per i paesaggi disattivo l'autofocus! E circa lo stabilizzatore, anche se il Samyang lo avesse, dovrei comunque disattivarlo in quanto uso sempre il treppiede!

Il Canon 24-105 mm è un'ottima lente, non eccelsa ma dignitosa! Con la sua escursione focale copre un buon numero di situazioni fotografiche, sia per il paesaggio sia per il close-up (anche se sul barilotto c'è scritto "macro" consente solo fotografie a distanza ravvicinata). Nel close-up lo sfocato lascia a desiderare, quindi lo utilizzo di più per il paesaggio.

Il Canon 200 mm, senza stabilizzatore, rappresenta per molti amici un controsenso. "Perché non hai comprato il 70-200 stabilizzato? Ce l'hanno tutti!". Questa è la domanda che più mi rivolgono. Ed ecco la mia risposta: usando il treppiede lo stabilizzatore non mi serve (lo dovrei disattivare); fino alla focale di 105 mm sono coperto dall'altro Canon EF e non sento la necessità (per quella questione dello stile personale...) di usare focali comprese tra 105 mm e 200 mm; ho acquistato il 200 mm f/2.8 per la sua grande luminosità e le lenti a bassa dispersione, caratteristiche che lo rendono un eccezionale piccolo astrografo; nel paesaggio mi consente di isolare un dettaglio mantenendo al contempo una certa "panoramicità", ma senza esagerare; nel close-up sfodera una nitidezza incredibile ed un bokeh straordinario; guardate, per esempio, la fotografia in basso che, con molta fantasia, ho intitolato "Prato #4".

primavera iblea
Prato #4.


Si, d'accordo, non è di questa primavera, ma la voglio mostrare ugualmente poiché permette di esprimere molto bene il mio approccio alla fotografia naturalistica e mi consente di mostrare egregiamente come lavora il Canon 200/2.8. Si tratta di uno dei risultati che ho ottenuto durante un appostamento "particolare". Mi trovavo in un prato, al limitare di un boschetto di pini, su un promontorio ai margini occidentali dell'altipiano ibleo. Un prato piccolo e rado, di erba sottile e bassa (due palmi, al massimo) ma davvero soffice; qua e là qualche piccolo fiore.
Ho abbassato la testa del treppiede fino all'altezza dell'erba, ho montato l'obiettivo da 200 mm e mi sono sdraiato dietro la macchina fotografica. Inutile dirvi quanto sia soporifero un prato soffice, in una tiepida mattina primaverile, con una leggerissima brezza e le nuvolette che di tanto in tanto coprono il sole! Ma questa sarebbe un'altra storia!
Con questo obiettivo, ho esplorato quel mondo in miniatura, popolato da insetti e chiocciole che si arrampicavano sui fili d'erba o ragni che tessevano tra fiori e steli. Ecco i dati di scatto:

• sensibilità: 100 ISO;
• apertura diaframma: f/2.8;
• tempo di esposizione: 1/400 di secondo;
• condizioni di luce: luce naturale (soggetto in penombra e sfondo soleggiato, sole a destra);
• treppiede;
• messa a fuoco manuale;
• Monti Iblei, primavera 2016.

Come potete ben vedere, lo sfocato è ottimo e la grande apertura consente scatti veloci. Il campo inquadrato in orizzontale è di circa 22 cm e si trova grosso modo alla minima distanza consentita (circa 130 cm). I fili d'erba presenti tra l'obiettivo e il fiore in primo piano hanno aumentato l'effetto bokeh.
Come fotografia a distanza ravvicinata mi piace molto. In realtà sono rimasto soddisfatto da tutta la serie: cinque fotografie scattate dalla stessa postazione (sdraiato), girando la fotocamera ora a destra ora a sinistra e focheggiando a distanze anche superiori alla minima. Mi sono divertito e rilassato tanto.

primavera iblea
Prato #1.

primavera iblea
Prato #2.

primavera iblea
Prato #3.

primavera iblea
Prato #5.

Quello che sto cercando di fare capire è che anche con un obiettivo non espressamente concepito per la macro, ci si può divertire con il close-up. E non è neppure necessario che sia di marca, perché anche le marche universali producono oramai ottiche di buona qualità a prezzi accessibili.
Vi mostro un'altra fotografia, di quest'ultima primavera, realizzata col 200 mm. Rappresenta una Orchis italica. Di seguito i dati di scatto:

• sensibilità: 100 ISO;
• apertura diaframma: f/3.5;
• tempo di esposizione: 1/1500 di secondo;
• condizioni di luce: luce naturale (soggetto in pieno sole, tardo pomeriggio);
• treppiede;
• messa a fuoco manuale;
• Monti Iblei, primavera 2019.

orchis italica
Orchis italica.


Gli altri due obiettivi Canon rappresentano bene il mio concetto di riciclo. Con l'adattatore FD/EF non è possibile mettere a fuoco all'infinito ma solo a distanze ravvicinate. Esiste anche una versione di adattatore con lentina che consente la messa a fuoco all'infinito. Volendoli provare per fotografia a distanza ravvicinata, ho acquistato l'adattatore semplice. Risultato: mi ritrovo con due validi obiettivi per macro e close-up! Per la verità l'anello adattatore permette solo fotografie close-up. Aggiungendo qualche tubo di prolunga il 50 mm si trasforma in un vero macro (convenzionalmente la vera macrofotografia inizia dal rapporto di riproduzione 1:1), con una buona nitidezza e un buon effetto sfocato. Usato con il tubo di prolunga più corto ottengo un rapporto di riproduzione quasi prossimo all'1:1. Questa combinazione mi permette di fotografare fiori piccolissimi e dettagli minuti, con un risultato artistico che mi soddisfa molto. Osservate la seguente immagine. Si tratta della parte centrale di un fiore di cappero.


fiore di capparo
Fiore di cappero.


Ecco i dati di scatto:

• sensibilità: 100 ISO;
• apertura diaframma: f/1.8;
• tempo di esposizione: 1/2000 di secondo;
• condizioni di luce: luce naturale (soggetto illuminato dal sole del tardo pomeriggio);
• messa a fuoco manuale;
• anello adattatore e tubi di prolunga con una lunghezza complessiva di 3 cm;
• treppiede da tavolo;
• scogliera di Siracusa, primavera 2019.

Il rapporto di riproduzione è di circa 1:1.2. Ho fotografato alla minima distanza possibile, cioè meno di 9 cm. Nella fase di sviluppo del file RAW ho cercato di privilegiare l'aspetto artistico piuttosto che il dettaglio, in piena sintonia con il mio personale approccio alla fotografia.

Il Canon 135 mm è l'obiettivo che utilizzo più frequentemente per il close-up. La combinazione che ho trovato più congeniale alla mia visione della Fotografia prevede, oltre all'anello adattatore, il tubo di prolunga più corto (tra quelli di cui dispongo). Complessivamente si raggiunge una lunghezza di circa 3 cm. Questo significa che la baionetta dell'obiettivo dista dalla baionetta della reflex appunto 3 cm. Una combinazione che mi permette di riprendere in modo ottimale soggetti dalle dimensioni di qualche centimetro. Anche in questo caso vi propongo una fotografia di esempio.
Si tratta di una Anacamptis papilionacea, fotografata nella radura di un bosco. L'esemplare ripreso aveva un'altezza di circa 5 cm (mi riferisco sostanzialmente alla parte colorata).

anacamptis papilionacea
Anacamptis papilionacea.

Ecco i dati di scatto:

• sensibilità: 100 ISO;
• apertura diaframma: f/3.5;
• tempo di esposizione: 1/30 di secondo;
• condizioni di luce: luce naturale (soggetto in penombra, sole a sinistra);
• messa a fuoco manuale;
• anello adattatore e tubi di prolunga con una lunghezza complessiva di 3 cm;
• treppiede;
• Monti Iblei, primavera 2019.

L'effetto sfocato è davvero ottimo. Davanti al fiore, nella parte bassa destra e sinistra, nonché dietro al fiore, vi erano fili d'erba e spighe.

Con la stessa attrezzatura ho realizzato anche una fotografia alla quale sono molto affezionato e che voglio mostrarvi:
Si tratta dei Sonaglini maggiori (Briza maxima), ripresi nel sottobosco. I dati di scatto sono i seguenti:

• sensibilità: 100 ISO;
• apertura diaframma: f/3.5;
• tempo di esposizione: 1/90 di secondo;
• condizioni di luce: luce naturale (soggetto e sfondo in ombra);
• messa a fuoco manuale;
• anello adattatore e tubi di prolunga con una lunghezza complessiva di 3 cm;
• treppiede;
• Monti Iblei, primavera 2019.

briza maxima
Briza maxima.

Davanti e dietro vi era un numero considerevole di fili d'erba, sonaglini e spighette. Inoltre una leggera brezza faceva tremolare i sonaglini, appesi a un esile peduncolo. Tutti elementi che in modo naturale hanno creato una sorta di effetto flou e conferito all'immagine una marcata nota artistica. I fili d'erba e gli steli che fanno da sfondo sembrano il risultato di una serie di pennellate naturali, come se Dio in persona avesse dipinto uno dei suoi quadri più delicati. Io ho avuto l'onore di fotografare questo dipinto!


Una settimana dopo sono ritornato nel bosco e sono passato nello stesso punto in cui avevo fotografato i sonaglini. Li ho riconosciuti subito tra mille altri sonaglini. Erano proprio loro, ancora tremolanti nel vento, bagnati di pioggia come me, in quell'aria fredda che non è da maggio perché a maggio in Sicilia è già estate!
Ritorno spesso in quel bosco. Quasi sempre solo, perché amo pensare nella quiete. A volte risalgo in auto dopo il tramonto, con il buio, quando i suoni della natura cambiano e tutto assume un'altro aspetto.
Ma in quel bosco ho accompagnato anche i partecipanti di una mia passeggiata fotografica di gruppo. Si era alla fine di Marzo ed erano appena sbocciate le prime orchidee, il bosco si preparava a dare il suo più grande spettacolo: l'esplosione della primavera! Alcuni dei partecipanti avevano scoperto un mondo nuovo, fatto di luci e ombre, chiaroscuri e contrasti cromatici, il profumo della resina e di essenze balsamiche; un mondo fatto delle più svariate e bizzarre forme con cui la natura dava il suo spettacolo. Mentre osservavo la meraviglia negli occhi di quegli amici, mi convincevo che, tutto sommato, non è difficile fare amare la natura. A volte basta farla conoscere nel modo giusto. Si, perché quando si prova a fotografare un fiore, un po' ci si affeziona ad esso e ci si affeziona alla sua casa, l'ambiente in cui è cresciuto e in cui concepirà la sua prole.

Sto finendo di scrivere questo articolo nella quiete del mio studio, in città, ma il cuore è lontano: è rimasto lì, sui monti, a vagare tra i fiori e i profumi di questa fantastica primavera!


giaggiolo
Giaggiolo. Luce naturale.
Obiettivo Canon FD 135 mm f/3.5. Anello adattatore e tubi di prolunga (tot. 3 cm).
f/3.5 - 1/60 sec. - 100 ISO.

prato
Prato in controluce.
Obiettivo Canon EF 24-105 mm f/4 L IS USM.
105 mm - f/4 - 1/45 sec. - 100 ISO.


SU QUESTO LAVORO

Categoria:
Storie e Reportage

Note:
Una primavera fantastica, passata a contatto con la natura, catturando immagini macro e close-up. La mia attrezzatura, anche quella "riciclata", e il mio personale approccio alla fotografia naturalistica.

Nella borsa:
  • Reflex Canon EOS 5D Mark II
  • Obiettivo Canon FD 50 mm f/1.8
  • Obiettivo Canon FD 135 mm f/3.5
  • Obiettivo
    Canon EF 24-105 mm f/4 L IS USM
  • Obiettivo
    Canon EF 200 mm f/2.8 L II USM
  • Treppiede Manfrotto 190XPROB
  • Testa Manfrotto 804RC2
  • Tubi di prolunga

Quando ho scritto il reportage:
Primavera 2019
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