Colline degli Erei - Vol. 2 - FP Nature and Landscape Photography

FELICE PLACENTI
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Colline degli Erei - Vol. 2



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Muoversi nella luce, in una giornata di primavera che sembra già estate. Sotto uno di quei cieli che solo la Sicilia ti sa donare.
Oggi mi ritrovo a percorrere le infinite trazzere che si perdono in questo paesaggio, attorniato da colline argillose ricoperte da spighe già secche. Ma il profumo della primavera siciliana c'è tutto. Lui è sempre lì ad aspettarti.
C'è un gusto particolare a viaggiare in mezzo a questi paesaggi: è come fare un viaggio in una Sicilia che non c'è più, ma di cui rimane la luce accecante.


colline degli erei


Adesso vi svelo un segreto: ogni anno non può mancarmi la gita primaverile tra le colline dei Monti Erei. E' più forte di me, un richiamo che tocca le corde più nascoste della mia anima e le fa vibrare di emozioni ancor prima di ritrovarmi, finalmente, fra quei paesaggi.

Conosco alquanto bene molte delle infinite trazzere di questo territorio, per altro enorme, tuttavia ogni anno ne percorro di nuove... E ogni nuova strada percorsa per la prima volta mi porta a scoprire nuovi scorci paesaggistici. Mi accompagna un'emozione che non finisce mai. Letteralmente!


colline degli erei


In questa primavera, però, all'inizio di Maggio il paesaggio è diverso dal solito: sembra già estate! Le piante di cereali sono cresciute poco, sono rimaste basse e sono completamente gialle, già rinsecchite!
Effetti della siccità? Dell'uso dissennato e sbagliato delle risorse idriche?

Ma i paesaggi rurali di questa terra hanno mantenuto inalterato il loro fascino d'altri tempi, e mentre percorro trazzere sterrate continuo a ripetermi: che meraviglia!

Nella solitudine di queste contrade, nella solitudine del mio viaggio, rifletto sulla fotografia paesaggistica, sull'eredità lasciataci dai maestri del paesaggio, sui loro insegnamenti. Per questa sessione fotografica decido, allora, che alcune fotografie saranno in bianco e nero. O quanto meno, mi dico, ci proverò!


colline degli erei


Il cielo è meraviglioso, blu, limpido, con tante nuvolette che formano disegni ammalianti. Sono cirri e cirrostrati, con le loro belle estremità sfilacciate e arricciate. Conferiscono un aspetto solenne ai paesaggi, quasi a volerne onorare la bellezza.

E poi ci sono le creste rocciose, i crinali, ricchi di strati sedimentari variopinti. Girovagando incontro anche qualche miniera di zolfo abbandonata, o ciò che ne rimane. Mi trovo, infatti, in una parte di quello che viene definito altipiano gessoso-solfifero. I Monti Erei e i lontani Monti Sicani sono stati testimoni dell'epopea dello zolfo, quando la Sicilia ne era il principale produttore mondiale.

Ricordo, a tal proposito, che tempo addietro visitai il sito della miniera di Monte Calvino, a sudest del Lago di Ogliastro. Più volte sono stato a visitare i ruderi di una miniera ben più importante, la Destricella, sulle colline a nord di Raddusa. In queste zone sono le rocce a parlarti di quel passato, e tra i gessi luccicanti non è raro vedere anche incrostazioni di zolfo.
E poi ci sono la Miniera Baccarato e l'omonimo borgo, vicinissimi alla città di Aidone.

Della Baccarato rimangono molti degli edifici e delle strutture. Della Destricella si osservano solo i ruderi, mentre della Calvino non rimane pressoché nulla.


colline degli erei


Cerco di immaginarmi questa Sicilia del passato, penso alle mandrie e alle greggi, al suono dei campanacci, ai muggiti e ai belati. Provo a immaginare carretti trainati da cavalli o muli, contadini a spaccarsi la schiena già dall'alba, ad arrostire sotto il sole impietoso di questa terra. Eppure cantavano, cantavano durante i lavori nei campi! C'erano canti per la mietitura, canti per la trebbiatura, c'erano canti per i vari momenti dei lavori agricoli, così come orazioni, invocazioni, ecc. ecc. Servivano a tenere il ritmo e desta l'attenzione. E le giornate passavano!

Ma mi immagino anche il lavoro nelle miniere. E se i contadini si arrostivano sotto il sole, non oso nemmeno immaginare come vivevano i minatori, nelle viscere buie della terra! Ancora oggi la parola "carusi" fa accapponare la pelle!

Di strada ne ha fatta il popolo siciliano, soprattutto verso un'umanità a lungo negata a molti. Ma, certamente, i problemi ancora da risolvere sono tanti!

Dal finestrino del fuoristrada sfilano, come muti testimoni di quelle epoche passate, i ruderi di case, masserie, muretti a secco, abbeveratoi. Pietre su pietre, che un tempo servirono a rendere un po' più facile quella vita. E non posso fare a meno di notare con quanta sapienza furono costruiti e quanto forte fosse il rispetto per la natura: opere che si armonizzavano perfettamente nell'ambiente campestre. Una saggezza oggi difficile da trovare.

Mi hanno colpito i tanti ponti e ponticelli in pietra e calcestruzzo che consentono di scavalcare i "fossi" (che sono numerosi a causa del suolo argilloso). Spesso delle strade, un tempo principali arterie di collegamento, non rimane sostanzialmente nulla, ma i ponti li vedi ancora lì, anche se comincianio a soffrire della mancanza di manutenzione!

Alcune di queste testimonianze sono ben conosciute e spesso inserite in percorsi guidati: Torretta Mongialino, Torre di Albospino, Castello di Pietratagliata. Così come i tanti borghi agricoli e minerari, alcuni abbandonati, altri ancora "vivi": Borgo Pietro Lupo, Borgo Baccarato, Borgo Franchetto, Libertinia, Granilia,...

A proposito di borghi rurali, ho trovato il Baccarato in pessime condizioni; il Pietro Lupo fortemente peggiorato dall'ultima volta che lo vidi, diversi anni fa. All'ingresso di quest'ultimo anche gli alberi sono scheletrici, forse carbonizzati.

Tanti gli abbeveratoi e le fontane senz'acqua e in totale abbandono, sparsi in queste contrade!

C'è da dire, comunque, che in questi territori la presenza umana ha una storia piuttosto antica. Lo testimoniano le tracce di un abitato risalente al VIII-III sec. a.C. posto sul Monte Iudica, o i resti di un avamposto militare greco sul Monte Turcisi. E non posso non citare l'importante sito archeologico dell'antica città sicula e greca di Morgantina, nei pressi di Aidone.


colline degli erei


colline degli erei


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E poi ci sono quelle strade. Certo, chiamarle strade mi sembra un po' esagerato! Si tratta di trazzere, anzi, di sterrati spesso malridotti. L'abbandono della vita nelle campagne, più che l'abbandono delle campagne in sé, visto che queste sono ancora oggi lavorate, ha portato alla sospensione dei lavori di manutenzione delle infrastrutture di collegamento. Così, oggi, è facile scoprire che la trazzera che stai percorrendo, ad un certo punto si perde, finendo col confondersi con la campagna stessa! Viaggiare in fuoristrada di certo aiuta, e non poco, ma quando lo sterrato sfuma in una campagna fangosa è meglio non rischiare, nemmeno col fuoristrada. Soprattutto se si è da soli!


colline degli erei


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Ma queste note stonate non riescono a scalfire il fascino di questo territorio, e penso che, forse, è grazie ad esse che questi luoghi non si sono trasformati in quei parchi di divertimento "naturali" che vanno tanto di moda oggi. Infatti non vedo nessuna di quelle "attrattive" (chiamiamole così) che hanno trasformato, sfregiato, diverse zone naturali della Sicilia. Fortunatamente non vedo nemmeno enormi sculture ad "abbellire" questi paesaggi, e nemmeno colorate panchine sovradimensionate (che dovrebbero contribuire alla lotta contro una delle più gravi piaghe sociali del nostro tempo, ma che si sono trasformate in puerili giostrine per giochi di acrobazia e selfie di gruppo).
Non esistono strutture ricettive, ristoranti e agriturismi (con tanto di piscine e spa). E nemmeno mega centri commerciali.
Vorrei che questi luoghi rimanessero così, che mantenessero questo fascino rurale e selvaggio al tempo stesso.


colline degli erei


Bello lasciarsi cullare da questi pensieri accompagnati da paesaggi così sublimi! Fermo spesso l'automobile per rimanere ad ammirare. Scendo dall'auto, osservo a trecentosessanta gradi, cercando di cogliere ogni dettaglio di ciò che vedo. Rimango a lungo a riflettere.
Ma oggi c'è da lavorare, bisogna darsi da fare con la macchina fotografica: un cielo e una luce simili non mi capita spesso di averli dalla mia parte!

Oggi mi accompagna un vento talmente forte da far tremolare l'attrezzatura fotografica montata sul treppiede. Per scattare attendo con pazienza gli attimi di calma, ed ecco che la mia mente si rimette a pensare. Ma questa volta sono pensieri fotografici. L'attesa mi ricorda, infatti, il concetto di "lentezza dello sguardo", sviluppato da Gabriele Basilico, uno dei maestri indiscussi della fotografia paesaggistica, per spiegare che la fotografia, tutta, ma a maggior ragione quella paesaggistica, richiede tempo. Il fotografo dovrebbe riappropriarsi del proprio tempo, controllarne il fluire, sfruttarlo per leggere il paesaggio, conoscerne la storia, anzi, le storie, prendere dimestichezza con le popolazioni che vivono nel territorio, osservare con calma il territorio, analizzarlo, meditare. Individuare il carattere del paesaggio, svilupparne una percezione "obiettiva", sublimare il tutto in una interpretazione "personale" ma sempre coerente.
Il paesaggio dovrebbe rimanere riconoscibile, solo così sarebbe possibile "parlarne", cioè "raccontarlo".


colline degli erei


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Ma oggi non c'è solo da fotografare. Approfitto di questa gita per pianificare il mio prossimo workshop, "Paesaggi dell'anima": verificare le condizioni delle strade da percorrere e delle location da fotografare e valutare le poche strutture che possano ospitare i partecipanti per la pausa pranzo, prima di sceglierne una. Quindi occorre girovagare a lungo. In questo giro, molti sono i riferimenti orografici che rimangono onnipresenti: c'è la consueta sagoma dell'Etna, blu e imponente, che anche oggi cerca di fare da regina del paesaggio; c'è la caratteristica forma di Monte Iudica, ai cui piedi si estendono Castel di Iudica e le frazioni e i borghi di Carrubbo, Giumarra, San Giuseppe, Cinquegrana, Serro Calderaro; riconosco le sagome di Monte Scalpello, Monte Turcisi e i rilievi che coronano a oriente e meridione il Lago di Ogliastro.

Le distanze fra le diverse location sono piccole, ma a causa delle condizioni del fondo stradale e della circostanza che molte strade sono chiuse per frana, gli spostamenti risultano lenti, più lunghi del dovuto e... traballanti!

Intanto si è fatto già pomeriggio, e mi rendo conto di non aver ancora pranzato. Nei pressi del Lago di Ogliastro, perso letteralmente in mezzo a dolcissime colline tinte di giallo, spengo l'auto e mi concedo una meritata pausa. Senza fretta mi godo due cose: un cous-cous che ho preparato con tonno, spezie e olio piccante, semplice ma buonissimo, e quella solitudine immensa e silenziosa nella quale mi sono ritrovato. Piccole gioie della vita per le quali ringrazio il buon Dio!


colline degli erei


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Riprendo il cammino. Il workshop in programma sarà più breve, certo, ma oggi voglio ugualmente raggiungere tutte le possibili location di questo angolo di paradiso fuori dal tempo. E' un piccolo regalo che voglio fare a me stesso. Si va verso il Castello di Gresti, conosciuto anche come Castello di Pietratagliata (il nome non è casuale). Ma questa è un'altra storia, da raccontare più in là.

Intanto, nel tardo pomeriggio rientro a casa. Sono soddisfatto, penso di aver fatto delle belle fotografie, ho rivisto luoghi di straordinaria bellezza. Il mio amore per la Sicilia, già grande, è cresciuto ancora di più. Credetemi se vi dico che ogni volta ritorno a casa con la serenità nel cuore...


colline degli erei


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SU QUESTO LAVORO

Categoria:
Storie e Reportage

Note:
Il racconto di una giornata trascorsa tra le dolci colline dei Monti Erei.

Nella borsa:
  • Reflex Canon EOS 5D Mark II
  • Obiettivo
    Canon EF 24-105 mm f/4 L IS USM

  • Obiettivo
    Canon EF 200 mm f/2.8 L II USM
  • Filtro polarizzatore NiSi CPL PRO 82 mm
  • Treppiede Manfrotto 190XPROB
  • Testa Mantona Fortress 40

          Quando ho scritto il reportage:
          Primavera 2024
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