Colline degli Erei - Vol. 1
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In questi ultimi giorni, rovistando nei perduti meandri di un hard disk, ho trovato un vecchio reportage fotografico fatto nell'ormai lontano 2013. Un reportage di cui avevo perso memoria ma che per un certo periodo era stato pubblicato sul sito Stelle degli Iblei. Strana sensazione, rileggere un piccolo vecchio racconto di viaggio e rivivere le stesse emozioni. E' come rivedere un album di vecchie fotografie di famiglia: un viaggio indietro nel tempo, nei ricordi e nelle emozioni.
Questo era iniziato un sabato pomeriggio.
Un sabato pomeriggio apparentemente uguale a mille altri già vissuti, ma che si trasformò in una bella occasione per fare foto.
Il più delle volte è il cielo ad ispirarmi, soprattutto quando è di un azzurro intenso ed è solcato da nuvolette bianche e grigie, mentre l'orizzonte è così limpido che sembra quasi di poterlo toccare: una situazione di luce che ritengo favorevole per le fotografie di paesaggio.
E la mattina di quel sabato ero stato ispirato...!
La mia mente correva già verso colline ricoperte di grano e pianure sconfinate. Ecco, quando la mia mente incomincia a correre lontano chi la può fermare? Nemmeno io ci riesco, e chi ha avuto la sventura di scegliere di passare la vita con me lo capisce subito: mia moglie riconosce nella mia espressione l'aria di chi si sta preparando per partire verso chissà quali mete! La domanda la conosco già: a che ora pensi di ritornare?
Ma non è colpa mia! La colpa è di questo cielo siciliano, è lui che mi spinge a partire, a percorrere centinaia di chilometri per perdermi fra gli sterrati di questa meravigliosa terra! Terra di luce e di colori, di sole e di profumi, soprattutto in primavera.
Nella mente avevo già una meta: da un anno aspettavo la primavera per poter ritornare sui Monti Erei. Problemi di salute, impegni vari e condizioni meteo sfavorevoli avevano posticipato il "viaggio" settimana dopo settimana!
Così quel sabato mi ero ritrovato a preparare l'attrezzatura fotografica per un pomeriggio sugli Erei. Dopo pranzo avevo caricato tutto in macchina ed ero partito da Siracusa.
Ovviamente mi ero guardato bene dal prendere l'autostrada. Doveva essere una mezza giornata vissuta all'insegna della tranquillità. Conoscevo a sufficienza tutte le strade che potevano condurmi nel Calatino, in particolare nei dintorni del Lago Ogliastro, di Raddusa e Castel di Judica, e avevo scelto quelle che attraversavano i paesaggi più gradevoli, per me nutrimento dello spirito.
Mi ero lasciato alle spalle anche le ultime colline iblee, quelle vulcaniche di Palagonia, quelle in cui un tempo esisteva il mitico Lago di Naftia, il lago dei mitologici fratelli Palici, la cui superficie ribolliva di anidride carbonica, idrogeno, metano e idrocarburi, ma che oggi è stato letteralmente "imbottigliato" dentro i serbatoi di una fabbrica di CO2!
La strada che dolcemente si arrampica sulle prime alture degli Erei ci consente di osservare le profonde differenze che esistono tra la geologia di questi rilievi e la geologia degli Iblei. D'altronde gli Iblei costituiscono una porzione del continente africano (e non c'è da meravigliarsene se si pensa che siamo vicinissimi all'Africa e che parte della Tunisia si trova più a nord!). Le differenze geologiche si traducono anche in differenti morfologie dei rilievi. Provare per credere!
Ora, non voglio dire che gli Erei siano più belli, o viceversa; il fatto è che i paesaggi degli Erei sono semplicemente diversi. Per esempio, sono più estesi. Gli Erei offrono spazi più sconfinati; la densità di pali e tralicci è minore che sugli Iblei, le costruzioni sono più rade. Anche i colori sono diversi.
Purtroppo l'architettura rurale di un tempo sta lentamente scomparendo sotto i colpi dell'incuria, del vandalismo e della burocrazia (vera palla al piede del Belpaese).
Ed eccomi sugli Erei, a percorrere le sue trazzere, tra le spighe che incominciano ad imbiondire e il colpo d'occhio di delicati papaveri.
Finalmente la prima fermata. Spento il motore e sceso dall'auto ero stato colpito dal silenzio e dalla quiete. Con la reflex in mano, mentre scattavo in quella tiepida atmosfera primaverile, avevo cominciato a provare un senso di benessere che non sentivo da tempo. Una leggera brezza faceva ondeggiare le spighe e mi accarezzava le guance.
Volete un consiglio? Le brezze primaverili di Sicilia vanno "ascoltate". Le brezze primaverili di Sicilia sono come il sospiro di un'innamorata che con le sue labbra ti sfiora il viso mentre ti sussurra dolci frasi d'amore. Le tiepide brezze primaverili di Sicilia ti accarezzano mentre trasportano i mille profumi di piante aromatiche, di fiori e spighe. E anche quando sei nel centro dell'Isola ti sembra di percepire il profumo del mare lontano. Come potrei non amare la Sicilia?
E mi tornano alla mente alcune parole di Cesare Brandi: "...la realtà è così complessa e diretta che comprende tutto come un composto di cui si ignorino gli ingredienti, ma se ne subisce l'effetto. E l'effetto è uno solo; in segreto ti dici, ma può esserci al mondo un paese più bello della Sicilia?"
Colline a perdita d'occhio, creste rocciose dalle forme bizzarre, vaste pianure e la sagoma onnipresente dell'Etna con le ultime nevi a sciogliersi al sole.
Spighe verdi e spighe dorate, papaveri rossi, bianche rocce gessose sotto un cielo sempre più blu.
Con l'avanzare del pomeriggio anche le ultime nuvole, ahimè, erano corse via! Era rimasto, però, quel cielo meravigliosamente azzurro.
In quell'aria limpida, dalla sommità delle colline la successione dei rilievi si ripeteva all'infinito, fino a scomparire dietro l'orizzonte, lontanissimo, dove le ultime brume rendevano tutto più confuso, come a guardare il Deserto dei Tartari mentre ti chiedi che cosa ci sarà oltre.
Fioriture primaverili lungo i cigli delle strade, spesso franate, e casolari sperduti nella vastità delle campagne. Ovunque silenzio, anche nelle vicinanze di borghi rurali e paeselli abbarbicati alle montagne. Anche il rumore dei trattori si disperde veloce.
Più che altro il mio era stato un viaggio di perlustrazione, alla ricerca di paesaggi da poter fotografare anche in futuro.
Già nel tardo pomeriggio i colori delle campagne erano mutati; la luce era più calda e morbida, le ombre più lunghe. L'Etna si stagliava più netta e blu, finché alla luce del tramonto le ultime nevi si erano colorate di rosa: una goduria per gli occhi che nessuna foto potrà mai trasmettere!
C'è stato un tempo in cui credevo che le fotografie potessero trasmettere le stesse emozioni provate dal fotografo al momento dello scatto. Oggi non lo credo più, perché certe emozioni devono essere necessariamente vissute. Noi che sappiamo perderci mentre inseguiamo paesaggi, luci e colori, possiamo solo descrivere le nostre esperienze e parlare delle nostre emozioni, nella speranza di trasmettere ad altri l'amore per quei luoghi, lasciando il resto alla sensibilità e alla fantasia di ognuno.
Al di là delle foschie che avvolgono le nostre città, al di là delle montagne che meglio conosciamo, c'è dell'altro da scoprire: ci sono paesaggi, a volte incantati, bellissimi, emozionanti, ricchi di storia...
Io spero di imparare a fotografarli, se non tutti, almeno qualcuno tra i più incantevoli.
Se Dio vorrà!
SU QUESTO LAVORO
Categoria:
Storie e Reportage
Note:
Uno dei miei primi significativi incontri con le sinuose colline dei Monti Erei.
Nella borsa:
- Reflex Canon EOS 5D Mark II
- ObiettivoCanon EF 24-105 mm f/4 L IS USM
- ObiettivoCanon EF 200 mm f/2.8 L II USM
- Treppiede Manfrotto 190XPROB
- Testa Manfrotto 804RC2
Quando ho scritto il reportage:
Primavera 2013
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