Nel Regno di Hyblon - Reportage di Fotografia Paesaggistica - FP Nature and Landscape Photography

FELICE PLACENTI
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Nel Regno di Hyblon



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La parte sud-orientale della Sicilia è occupata dalla formazione orografica dei Monti Iblei, la cui vetta più alta è il vulcanico Monte Lauro (986 m s.l.m.).
La caratteristica principale del tavolato calcareo Ibleo è rappresentata da un intreccio di valli fluviali che le acque hanno scavato nella roccia. Localmente questi canyon sono detti "cave".

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Ci sono cave avvolte da un'aura di mistero, la cui frequentazione da parte dell'uomo si perde nella notte dei tempi e si confonde col mito. La più interessante da questo punto di vista è la Valle dell'Anapo. Già il fiume che l'ha scavata, l'Anapo, è esso stesso realtà e mito: Anapo è il "fiume invisibile". G.A. Borgese ha scritto che sulle sue rive le favole scendono agli uomini!

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L'Anapo sfocia nel Porto Grande di Siracusa e condivide la foce con il piccolo Fiume Ciane. Un mito che si unisce ad un altro: il fiume invisibile che si incontra con la ninfa Ciane. Ma la Sicilia è tutta terra del mito!

Ho frequentato i Monti Iblei sin da piccolo con i miei familiari: nei tragitti in auto il viso incollato al finestrino, a catturare con gli occhi, la mente e il cuore paesaggi incantati e nature selvagge.

Da più di vent'anni giro in lungo e in largo questa zona della Sicilia. Ho iniziato con una fedele compagna di mille avventure: una reflex Canon AT-1, interamente manuale, con quattro obiettivi, treppiede, filtri e qualche pellicola. Con questa attrezzatura al seguito ho visitato luoghi meravigliosi, ricchi di fascino, portando a casa indelebili ricordi e sensazioni indescrivibili.

La Valle dell'Anapo l'ho visitata tante volte, richiamato spesso dai suoi misteri. Misteri che si raggrumano in una sola parola, anch'essa misteriosa: Pantalica.

Ma che cos'è Pantalica?

Pantalica è un luogo senza tempo. Pantalica è e non è al tempo stesso. Pantalica la puoi vedere ma non te la puoi spiegare e se ci provi sfidi l'ignoto che affonda le sue radici in un'epoca ancestrale, di cui non tutto ci è dato di sapere!

Mi sono spesso affacciato dall'alto delle sue rocce a contemplare in rispettoso silenzio e ad ascoltare.

Lungo la Valle si incontra una zona, abbastanza vasta, in cui le pareti rocciose lasciano letteralmente sbigottiti (è una sensazione a cui non mi sono ancora abituato): appaiono traforate da centinaia, migliaia di grotte artificiali. Sono talmente numerose che si ha l'impressione di guardare un alveare di pietra. Le aperture hanno forme regolari, quadrangolari, e non danno accesso a grotte ma a sepolcri. Sono più di cinquemila tombe!

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Così Pantalica è un immenso cimitero (dicono che sia la necropoli rupestre più grande d'Europa); un cimitero che sembra un gigantesco alveare di pietra. Il popolo che abitò e realizzò Pantalica è chiamato "Popolo delle Api" e ancora oggi in quelle zone si produce un miele che non ha rivali in tutto il mondo. Ma quel popolo non esiste più. I Siculi, e forse ancor prima i Sicani, sono stati ingoiati dal tempo. Oggi rimangono migliaia di loculi, scavati con arnesi di pietra, anche su pareti a strapiombo sul fiume. E ti chiedi: ma come avranno fatto?

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Agli inizi del '900 venne costruita la ferrovia Siracusa-Vizzini-Ragusa, a scartamento ridotto. La ferrovia si addentrava nella Valle e la percorreva interamente, in lieve pendenza, sempre alcuni metri più alta del fiume. Oggi rimangono solo un lungo e ardimentoso tracciato bianco, le stazioni e le fermate (anche dentro la Valle). Pare che l'ultimo viaggio sia stato fatto nell'estate del 1956.

Vista dall'alto la Valle è davvero maestosa. Dalla lussureggiante vegetazione che ricopre il fondo, qua e là appare il Fiume Anapo e, anche quando sei trecento metri più in alto, riesci a sentirne la voce. E' possibile vedere la striscia bianca del tracciato percorrere la parte bassa della valle. Il treno attraversava quel mondo misterioso.

Nel 1997 è stata istituita la "Riserva Naturale Orientata di Pantalica, Valle dell'Anapo e Torrente Cava Grande". Il Torrente Cava Grande (o anche Calcinara) è un affluente di sinistra dell'Anapo. Pantalica si trova sulle rocce racchiuse dalla confluenza.
La Riserva ha diversi ingressi, due dei quali lungo il fiume, e tra i due cancelli, sorvegliati dal personale della Forestale, si snodano circa una dozzina di chilometri di sterrato (l'ex tracciato ferroviario). La parte più suggestiva è compresa tra il cancello di valle e Pantalica. Questa è anche la zona più frequentata dai visitatori, ma per raggiungere Pantalica e consigliabile andarci da sopra, direttamente dall'altipiano racchiuso tra il Calcinara e l'Anapo.


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Da qualche anno studio i paesaggi iblei e ho bisogno di ripercorrere strade, sentieri e luoghi sperduti. Ormai i compagni di avventura sono cambiati, come è giusto che fosse: una reflex Canon EOS 5D Mark II, equipaggiata con due obiettivi, e l'inseparabile registratore sonoro tascabile, utile per prendere appunti.

Nell'autunno del 2012 decisi di ritornare nella Valle. Il motivo? Semplice: la conoscevo abbastanza, ma non mi ero mai addentrato nelle zone più centrali, remote, solitarie e desolate, ed era un viaggio di 20 km, tra andata e ritorno lungo comodi sterrati e impervi sentieri, da fare in solitaria!

Come fotografo sento spesso la necessità di andare solo. Per me la fotografia è un intreccio di emozioni, sensazioni, luci e immagini da sublimare su un fotogramma; inizia nel momento in cui cerchi dove piazzare il treppiede e finisce in quell'istante magico in cui premi il pulsante di scatto. A volte non puoi sublimare sul fotogramma le tue emozioni e le tue sensazioni se non sei in grado di raccoglierle; certi luoghi richiedono silenzio e concentrazione. La Valle dell'Anapo non è solo un luogo nello spazio e nel tempo ma anche nell'anima. Non solo, in quella natura spesso si fotografa in condizioni difficili, che richiedono anche 15-20 minuti di preparazione per una sola foto!

Per evitare la presenza di molti visitatori scelsi un giorno lavorativo in un periodo di clima fresco (sono libero professionista e, entro certi limiti, mi posso organizzare il lavoro). L'escursione iniziò alle nove del mattino, quando l'interno della valle era ancora in ombra e l'aria era umida e frizzante. Ero il primo visitatore della giornata.

In queste occasioni hai la possibilità di buttarti le quotidianità della vita alle spalle e vivere un'esperienza particolare, in cui impari ad ascoltare i pensieri che ti vengono dal cuore e a conoscerti meglio.

Ecco l'attrezzatura usata: Canon EOS 5D Mk II, Canon EF-L 24-105 mm F/4.0, Canon EF-L 200 mm f/2.8, treppiede e testa Manfrotto, batteria supplementare e accessori vari; lampada frontale a LED per i percorsi in galleria, abbigliamento adeguato, vivande, registratore tascabile, utile per prendere appunti, ma anche per registrare i suoni della natura.
Inoltre, per ogni evenienza: ulteriore torcia a LED, bussola, coltello, cartina IGM della zona (Tavoletta al 25000).

Da qualche anno porto con me sempre un robusto telo impermeabile, ricavato da una tenda da campo militare, che mi è utilissimo quando, per scattare, mi devo appoggiare o sdraiare a terra. Il suolo, infatti, può essere bagnato di rugiada, ricoperto di brina, cosparso di piante spinose o di... ortiche! All'occorrenza posso usarlo per riparare me e l'attrezzatura dalla pioggia.

Così seguii il comodo sterrato, tracciato della vecchia ferrovia, senza disdegnare continue e avventurose discese al fiume o arrampicate lungo sentieri rocciosi.
Il tracciato si snoda tra la sponda di destra e quella di sinistra del fiume, attraversandolo qua e là su ponti. Sono presenti anche innumerevoli gallerie. Al loro interno regnano ormai l'oscurità e il silenzio, non si sente più il treno e al posto del nero fumo si respira l'aria fredda e umida.

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Quando ci si avvicina alla zona di Pantalica si incominciano a vedere le prime tombe, molte sospese nel nulla. L'attraversamento è molto particolare: ci si sente scrutati da centinaia di "occhi". E' un posto sacro: prima fu dimora dei morti, poi luogo di preghiera per monaci bizantini ed eremiti che trasformarono alcune tombe in chiese rupestri e romitori.

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Una costante di tutto il viaggio è la voce dell'Anapo: leggera e tenue dove l'acqua forma laghetti cristallini, forte e ruggente dove scende con fragore. Ti fanno compagnia i richiami degli uccelli e una infinità di gorgoglii. Per il resto è silenzio d'oltretomba!

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Non ho incontrato quasi nessuno; solo il personale della forestale, con cui ho potuto scambiare quattro amichevoli chiacchiere prima di addentrarmi in luoghi a me ancora sconosciuti.
La natura è meravigliosa. Nei percorsi tra le rocce ci si arrampica piano piano, salendo l'attrezzatura un po' alla volta, per raggiungere sporgenze panoramiche.

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Dopo circa 10 km, 5 ore di cammino su sterrato e sentieri, 3 ponti, 8 gallerie (la più lunga è quasi 235 m), 2 sorgenti, 2 ex stazioni, diversi guadi e una infinità di laghetti e cascatelle, eccomi giunto nella zona più remota del mio "viaggio". Qui la Valle ha un altro carattere. Già prima di giungervi, le pareti rocciose mi hanno testimoniato la potenza delle forze che hanno plasmato questo angolo di Sicilia. Un segnale avverte: pericolo di crolli! Passo lo stesso, ma poi mi rendo conto che in effetti le pareti rocciose sono letteralmente staccate e incombono sulla strada senza cadere, come per un miracolo o un gioco di prestigio! Lentamente la montagna si sta sfaldando. Dall'altro lato grossi massi, grandi quanto una casa, raccontano quanto già successo.

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Al termine del viaggio regna un senso di solitudine. Sono in fondo alla Valle e guardo in alto la linea dell'orizzonte: chissà quante volte mi sarò affacciato da lassù per vedere in basso!
In questo punto la Valle è più larga e il fiume rimane lontano dalla strada. La sua voce si sente appena, e sembra arrabbiato! In lontananza, da ovest, sento avvicinarsi un temporale. Vorrei scendere al fiume, ma la natura è molto più selvaggia. Provo e riprovo, ma senza riuscirci. Allora decido di prendere la via del ritorno. E' già pomeriggio e strada facendo mi fermo ai margini di un boschetto di pini, nei pressi del fiume, stendo il telo e mi sdraio: l'equipaggiamento è pesante!
Le condizioni di luce che prevedevo di incontrare nel pomeriggio, raggi obliqui lungo l'asse della Valle, non potranno verificarsi: il cielo è coperto e il temporale si approssima con fortissimi tuoni. Eppure le previsioni meteo davano bel tempo per tutto il giorno!

Nel tardo pomeriggio, sotto una lieve pioggerella, ho varcato il cancello di ingresso da cui ero entrato. Giusto il tempo di salutare il personale di guardia della Forestale, caricare l'attrezzatura sul fuoristrada e partire. Attraverso gli specchietti ho visto le nuvole basse e nere avvolgere la Valle e scatenare l'inferno. Eppure, nel calduccio della macchina, penso ai siculi che hanno vissuto in quella valle, che hanno scavato tutte quelle tombe deponendovi i loro defunti, loro che vivevano sugli altipiani e sfidavano la furia degli elementi, con case di cui oggi non rimane nulla. Non erano solo agricoltori, o cacciatori, per i loro defunti diventavano anche alpinisti e acrobati. E' già buio ma la mia mente rimane assorta nei pensieri: sento ancora la voce del fiume e immagino il vecchio treno a vapore percorrere quelle contrade solitarie.

Note tecniche:
(aggiornamento del 24.05.2019)


I Monti Iblei occupano la parte sud-orientale della Sicilia. Il Fiume Anapo è il principale corso d'acqua del sistema montuoso ibleo. Nasce sulle pendici del Monte Lauro, più alta vetta dei Monti Iblei. Nella parte centrale del suo corso, il Fiume scorre all'interno di una stretta valle dalla caratteristica conformazione a canyon, tipica dei Monti Iblei. Insieme ai suoi affluenti, il Fiume Anapo forma una complessa ramificazione di valli.
All'interno di questo articolato sistema di "cave iblee", su uno sperone roccioso che si protende sulla confluenza tra il Fiume Anapo e il Torrente Calcinara, un antico popolo ha scavato migliaia di tombe, dando luogo alla più grande e importante necropoli rupestre di tutta l'Europa: la Necropoli di Pantalica (XIII - VIII sec. a.C.). Si tratta di una necropoli formata da circa 5000 tombe scavate nella roccia calcarea, spesso su ripide pareti a strapiombo.
Pare che per scavare le tombe fossero usati utensili in pietra e che la roccia calcarea fosse resa più tenera con il fuoco. Pare anche che Pantalica fosse il nucleo dell'antico regno dei Siculi, un popolo che, arrivato in Sicilia dall'Italia, si scontrò con il popolo indigeno dei Sicani. I Siculi occuparono la parte sud-orientale dell'Isola, mentre i Sicani si ritirarono nella parte occidentale. Pantalica si identificherebbe con l'antica Hybla del re Hyblon.
Sembra anche che i Siculi di Pantalica vivessero sui pianori sovrastanti le valli e che le case dovessero essere di legno. Infatti delle abitazioni non è rimasta alcuna traccia. L'unica costruzione in muratura visibile sul pianoro che separa le Valli del Calcinara e dell'Anapo è il cosiddetto Palazzo del Principe (Anaktoron). La costruzione doveva essere enorme e fatta con conci mastodontici. Dei muri sono visibili solo le basi. All'interno del Palazzo è stato rinvenuto del materiale che fa pensare che solo al monarca fosse riservato l'uso dei metalli (anche se le tombe furono scavate con arnesi di pietra, Pantalica e l'Anaktoron risalgono all'Età del Bronzo recente, l'Anaktoron fu abitato fino all'Età del Ferro).
Pantalica fu abitata anche dai Bizantini che trasformarono alcune tombe in abitazioni e altre in chiese rupestri. La frequentazione umana di Pantalica ha avuto termine alla fine della dominazione araba.
Le acque dell'Anapo e di alcuni suoi affluenti sono state utilizzate fin dall'antichità per l'approvvigionamento idrico della città di Siracusa. I Greci costruirono il Canale Galermi, un'opera faraonica, un canale di circa 30 km, scavato in massima parte dentro le montagne superando valli e ostacoli di ogni tipo. Dopo 2500 anni il Canale Galermi è ancora perfettamente funzionante!
Lungo la Valle dell'Anapo si snoda il tracciato della Ferrovia a scartamento ridotto Siracusa-Ragusa-Vizzini. La Ferrovia fu inaugurata nel 1915 e rimase in attività fino al 1956, a servizio delle zone rurali. Anche questa fu un'opera maestosa: realizzata a mezza costa sul Fiume Anapo, ora da un lato ora da un altro, con un tracciato tortuoso che comprende ponti e tantissime gallerie. Lungo il tracciato vi erano stazioni, fermate, caselli, rifornimenti d'acqua.
Oggi rimane un lungo bianco nastro sterrato che costeggia il Fiume insieme alle opere che servivano al funzionamento della Ferrovia. Lo sterrato è comodo per fare tranquille passeggiate, a piedi o in bicicletta, e consente di raggiungere il Fiume in diversi punti. Dal tracciato si snodano anche sentieri più impegnativi che si inoltrano nelle numerose valli affluenti, tra la fitta vegetazione, sorgenti, cascatelle, costoni rocciosi, radure assolate, ecc.
Nel 1997 è stata istituita la "Riserva Naturale Orientata Pantalica, Valle dell'Anapo e Torrente Cava Grande" allo scopo di tutelare la straordinaria natura e le vestigia del passato.

Ovviamente, con una storia e una natura così straordinarie non possono mancare le occasioni fotografiche. Ecco alcuni esempi:

  1. paesaggi, dai pianori soprastanti le Valli e dai sentieri che scendono lungo le pareti rocciose;
  2. scorci delle necropoli;
  3. singole tombe e gruppi di tombe;laghetti, piccole cascate, rapide, ecc.;
  4. il fiume incassato tra le pareti rocciose;
  5. il fiume che scorre sotto la coltre arborea;
  6. sorgenti e stillicidio dalle rocce, popolamenti di Capelvenere;
  7. fiori, orchidee e vegetazione in genere;
  8. funghi, funghi su cortecce, muschi;
  9. vecchie stazioni, fermate, gallerie;
  10. grotte naturali;
  11. fauna, ecc.

Ho utilizzato la seguente attrezzatura fotografica:

  • Reflex Canon EOS 5D Mark II;
  • Obiettivo Canon EF 24-105 mm f/4 L IS USM;
  • Obiettivo Canon EF 200 mm f/2.8 L II USM;
  • Treppiede Manfrotto 190XPROB;
  • Testa Manfrotto 804RC2;
  • Batteria di ricambio;
  • Filtri di protezione.


Farà comodo una torcia, cappellino, acqua da bere e qualcosa da mangiare. D'estate, anche sul fondo delle valli dove c'è acqua in abbondanza, fa molto caldo... soprattutto nelle radure assolate!
SU QUESTO LAVORO

Categoria:
Storie e Reportage

Note:
Le fotografie che accompagnano questo articolo sono state scattate nel corso di quattro diverse escursioni iniziate nell'autunno del 2012.
In ogni escursione ho incontrato condizioni climatiche e di luce differenti. L'escursione più lunga (quella di cui si parla nel testo) è stata fatta il 23 Ottobre 2012 e ha richiesto una intera giornata di cammino, lungo sentieri con differenti livelli di difficoltà.
Ogni escursione è stata preceduta da un'adeguata preparazione a tavolino: una precisa pianificazione è fondamentale per la buona riuscita del progetto fotografico che si intende sviluppare. In particolare è necessario conoscere i tempi e gli azimut del sorgere e del tramontare del Sole, così da sapere quale sarà la direzione dei raggi solari all'alba e al tramonto e per poter essere sul posto giusto nel momento migliore per scattare.
In ultima analisi, però, è sempre questione di fortuna!

Nella borsa:
  • Reflex Canon EOS 5D Mark II
  • Obiettivo Canon EF 24-105 mm f/4 L IS USM
  • Obiettivo Canon EF 200 mm f/2.8 L II USM
  • Treppiede Manfrotto 190XPROB
  • Testa Manfrotto 804RC2

Quando ho scritto il reportage:
Febbraio 2013
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