Nel mio zaino - Seconda parte
Quando vado a fare macrofotografia
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In un precedente articolo ti ho parlato dell'attrezzatura che uso per la fotografia paesaggistica. Ti ho anche parlato di come la posso trasportare sul campo (zaini, borse e borsette varie) a seconda del tipo di escursione che devo fare.
Quando faccio macrofotografia e close-up la scelta del packaging segue le stesse regole; l'unica differenza risiede solo nella specifica attrezzatura fotografica che porto con me. Quindi, se vuoi sapere che cosa uso per la conservazione e il trasporto ti consiglio di leggere il primo articolo.
Intanto ecco un elenco dell'attrezzatura che uso per la macrofotografia e il close-up (vedi anche questo articolo in cui parlo della macrofotografia con obiettivi vintage):
- la reflex Canon EOS 5D Mark II
- un obiettivo Samyang 100 mm f2.8 ED UMC MACRO (manuale)
- un obiettivo Canon EF 200 mm f/2.8 L II USM
- un obiettivo vintage Canon FD 50 mm f/1.8 (manuale)
- un obiettivo vintage Canon FD 135 mm f/3.5 (manuale)
- il treppiede Manfrotto 190XPROB con la testa a sfera Mantona Fortress 40
- un piccolo treppiede cinese economico e leggerissimo, per il plamp
- una slitta micrometrica doppia Novoflex Castel-Q
- una slitta micrometrica Mengs W-160
- un monitor da campo 7" 4K LCD Neewer F100 con mini testa e sfera e cavetto
- un set di pannelli riflettenti e diffusori Andoer
- batterie e pile supplementari
- telecomando wireless
- anelli adattatori
- tubi di prolunga
- protezione pioggia per fotocamera e obiettivo
- un plamp autocostruito
- un registratore vocale digitale
- un kit per la pulizia del soggetto e dell'ambiente circostante
- un telo impermeabile su cui potermi sdraiare o inginocchiare
- repellente per zecche, zanzare, flebotomi e tafani (soprattutto in estate)
Certamente non infilo tutto nello zaino ma faccio una selezione, sia per questioni di pesi e ingombri, sia perché sarebbe inutile portare tutto.
Per quanto concerne gli obiettivi, per il close-up trovo ottimo il 200 mm Canon (R.R. 1:6) per via della sua estrema nitidezza e dell'ottimo bokeh. Ma lo porto solo se so di poter fare anche paesaggistica, altrimenti lo lascio a casa.
Anche i due obiettivi vintage mi danno un ottimo bokeh e una nitidezza molto buona. Con questi, abbinati a un kit di tubi di prolunga, posso modulare il rapporto di riproduzione spaziando dal campo del close-up a quello della macro vera e propria. Tuttavia, da quando possiedo il 100 mm macro, i due obiettivi vintage li uso sempre meno per una questione di praticità. Devo ammettere, però, che ognuno dei due obiettivi vintage possiede una propria resa estetica che, in certe condizioni, me li fa preferire sia al 100 macro 1:1 sia al 200 che uso per rapporti 1:6!
Comunque, ormai il cuore dell'attrezzatura è rappresentato dal Samyang 100 mm macro 1:1, scelto per le sue doti di nitidezza e per il gradevole bokeh.
Spesso porto con me lo zoom tutto-fare 24-105 mm della Canon, pronto per ogni evenienza.
Poiché il mio approccio prevede sempre l'uso della luce naturale (ho realizzato anche un eBook), non uso flash, pannelli LED o torce varie. Inoltre mi ritrovo a lavorare con tempi di posa non troppo brevi che rendono, di fatto, obbligatorio l'impiego del treppiede.
Fino a poco tempo fa usavo una economica slitta micrometrica per la messa a fuoco di precisione con alti rapporti di riproduzione (la Mengs W-160, migliorata con un po' di fai-da-te).
Recentemente un caro amico di vecchia data, Corrado C., mi ha fatto dono della sua slitta doppia Novoflex Castel-Q. Corrado mi ha detto che con me la slitta sarà in buone mani; ovviamente farò di tutto per onorare il gradito regalo. Come avrai intuito, la slitta ha sostituito senza troppi rimpianti la mia vecchia Mengs!
Si tratta di un prodotto di gran classe: robusto, estremamente preciso, senza giochi, materiali di qualità. Posso portarne una delle due oppure entrambe per una maggiore facilità di composizione ad alti ingrandimenti.
Per problemi di vista e poiché il monitor della reflex non è orientabile, spesso uso il monitor da campo da 7" Neewer (qui una prova).
Utilissimo e molto importante il set di pannelli per riflettere, schermare o diffondere la luce naturale.
Per evitare vibrazioni adopero sempre il telecomando wireless.
In caso di pioggia uso la specifica protezione per reflex e obiettivo.
Il plamp, interamente autocostruito, lo uso solo quando c'è vento. Non realizzo mai posatoi artefatti ma fotografo i miei soggetti direttamente in natura, senza spostarli o metterli in bella posa. Il plamp è formato dalla parte flessibile e da due pinze attaccate alle estremità: una delle pinze è delicata e serve a tenere ferma la pianta (stelo, ramoscello,...); l'altra ha una presa molto forte e si aggancia al treppiede o ad altri supporti. Posso agganciarla a un apposito piccolo treppiede, leggerissimo e poco ingombrante, oppure al treppiede su cui monto la reflex.
Ho preso la sana abitudine di registrare a voce ogni dettaglio della fotografia, dal diaframma impostato sugli obiettivi manuali (niente Exif relativi al diaframma con obiettivi manuali) alla composizione del set di ripresa, passando per gli accessori usati, i rapporti di riproduzione e le distanze, le condizioni di illuminazione, le condizioni ambientali e meteo. Ovviamente inizio col dettare il giorno, l'ora e il luogo. Io utilizzo un registratore vocale perché spesso registro anche i suoni della natura con una certa fedeltà e con un microfono stereo. In alternativa è possibile usare il registratore dello smartphone.
I funghi, i licheni e i muschi vanno spesso puliti da impurità ed elementi indesiderati. Per questo uso un pennellino morbido e uno più duro, un coltellino e una pinzetta. Col coltellino posso anche tagliare qualche filo d'erba o qualche ramoscello (mai vivi, sempre secchi e purché non ospitino altre creaturine).
Il telo, impermeabile, è utilissimo quando si fotografa su terreni bagnati o su... ortiche!
Lavorando a contatto con la natura si corre sempre il rischio di essere assaliti da parassiti, anche pericolosi come le zecche, soprattutto in certe stagioni. Per questo motivo porto con me anche un repellente.
Passata in rassegna l'attrezzatura, adesso ti confido che vado quasi sempre con lo zaino da trekking grande, in quanto riesce a contenere tutto ciò che voglio portare con me.
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